Di Mario e Simona Principato
e Iolanda Moretta
Come prevenire le infestazioni
E’ buona regola evitare il contatto con soggetti scabbiosi o con soggetti provenienti da Paesi a rischio che abbiano lesioni cutanee insolite e molto pruriginose. Evitare anche di dormire in alberghi di basso livello nei quali si noti una scarsa igiene. Verificare sempre se le lenzuola della propria camera sono state cambiate o se appartengono, invece, ad un precedente ospite.
Per quanto riguarda la Pseudoscabbia di origine animale, è buona norma evitare contatti troppo stretti con animali che hanno lesioni cutanee crostose con perdita di pelo e che si grattano frequentemente. Per quanto riguarda la Falsa scabbia di origine ambientale, è certamente buona norma evitare la formazione di muffe parietali nella propria abitazione e cercare di non dormire in camere di albergo troppo umide e con scarsa igiene.
I casi più frequenti
L’insorgenza di prurito insistente, che si accentua soprattutto di notte e che costringe a grattamento di un’area del corpo, costituisce il sintomo-chiave che deve indurci a pensare alla scabbia. Naturalmente da solo non significa nulla, ma se al prurito si accompagnano lesioni cutanee nodulari o squamo-crostose, o, addirittura, la presenza di caratteristici tragitti tortuosi nello strato corneo della cute (i c. d. cunicoli”), allora il sospetto di scabbia diviene più realistico e deve indurci ad osservare attentamente le lesioni e, soprattutto, la loro evoluzione. All’apice del cunicolo, infatti, è possibile osservare la presenza di un minuscolo puntino bianco che, ad occhio nudo, appare immobile ma che, in realtà si muove all’interno del tunnel epidermico originando l’irrefrenabile prurito, tipico di questa parassitosi. Si tratta di una femmina di Sarcoptes scabiei, un acaro microscopico lungo circa mezzo millimetro (380-504 micron) il quale trascorre la sua vita depositando uova all’interno dei cunicoli che ha scavato nello strato corneo dell’epidermide.
Come si contrae la scabbia?
Il contagio può avvenire per contatto diretto con un soggetto scabbioso, ma anche attraverso l’utilizzo di oggetti contaminati, vestiti e biancheria. Frequente è la contaminazione attraverso rapporti sessuali con prostitute provenienti da Paesi a rischio, ma anche riposando su letti e divani sui quali abbiano soggiornato soggetti parassitati. Attraverso le loro squame cutanee, infatti, rilasciate nell’ambiente, soprattutto tra le lenzuola, ci si può facilmente contagiare in quanto spesso contengono le uova e le larve dell’acaro le quali penetrano rapidamente nella cute.
Si può contrarre la scabbia dagli animali?
Gli animali possono avere la c.d. “rogna sarcoptica”, una malattia parassitaria causata dalla stessa specie di acaro che nell’uomo determina la c.d. “scabbia”: Sarcoptes scabiei. L’acaro proveniente dagli animali, però, non è generalmente in grado di scavare cunicoli nella cute umana e si limita a tentare la penetrazione nello strato corneo dell’epidermide originando lesioni eritemato-papulose (Pseudoscabbia) fortemente pruriginose che non evolvono ulteriormente e quindi non determinano il quadro clinico tipico della scabbia umana. Talvolta, sia pure raramente, un altro acaro, Notoedres cati, proveniente dal gatto, può determinare nell’uomo lesioni simil-scabbiose ma, anche in questo caso, le lesioni non evolvono ulteriormente.
Gli acari ambientali possono dare origine a lesioni simil-scabbiose nell’uomo?
Si. Diversi acari ambientali frequenti nelle abitazioni possono determinare, attraverso il contatto con le loro setole irritanti, lesioni simil scabbiose nell’uomo. Si tratta prevalentemente di Glycyphagus domesticus e Lepidoglyphus destructor le cui setole pluriramificate e cave contengono un liquido irritante per la cute dell’uomo e determinano lesioni eritemato-papulose o vescico-pustolose fortemente pruriginose. Questa dermatite, nota come “Glicifagosi” è una patologia simil-scabbiosa chiamata anche “Falsa scabbia”. Tale patologia è anche determinata, seppure più raramente, dall’azione di altri acari ambientali quali Acarus siro, Sancassania (= Caloglyphus) berlesei, Aeroglyphus robustus ecc.
Cosa fare
Nel sospetto di scabbia, la prima cosa da fare è andare da un dermatologo per fargli vedere le lesioni. L’osservazione dei caratteristici “cunicoli” a mezzo di una lente di ingrandimento, o attraverso un dermatoscopio, od anche il rilevamento dell’acaro all’interno di una microscopica lesione nodulare consente al medico di formulare una diagnosi di scabbia abbastanza attendibile. Naturalmente sarà l’esame microscopico del raschiato cutaneo effettuato con lama di bisturi, che potrà dare l’assoluta certezza che si tratti veramente di scabbia.
Il raschiato cutaneo è, dunque, l’unico modo per diagnosticare la scabbia?
Generalmente il dermatologo effettua una diagnosi clinica e solo raramente interviene prelevando gli acari dallo strato corneo della cute con una lama di bisturi. Tale intervento, seppure non doloroso per il paziente, non è generalmente gradito e sottopone, comunque, il medico al rischio di contagio.
Recentemente è stata sviluppata una nuova metodica diagnostica (E.D.P.A.) basata sul rilevamento ambientale delle tracce lasciate dagli acari sulle squame cutanee che il paziente perde nel proprio letto. Tale esame permette di rilevare la presenza di Sarcoptes scabiei senza alcun rischio per il medico e senza alcun trauma per il paziente (www.edpa.it).
Quando Sarcoptes scabiei determina la c.d. Scabbia banale” e quando , invece, da origine alla c.d. “Scabbia norvegese”?
La stessa specie di Sarcoptes di provenienza umana può dare origine a due patologie cutanee differenti in relazione allo stato immunitario e di salute dell’ospite. Infatti in soggetti sani Sarcoptes scabiei determina una forma di dermatite molto localizzata (scabbia banale), prevalentemente alle mani e agli avanbracci. mentre in soggetti malati, deboli, ma soprattutto, in quelli immunodepressi, l’acaro si riproduce molto più velocemente e determina un quadro clinico generalizzato (scabbia norvegese) con lesioni squamo-crostose distribuite su tutto il corpo, frequentemente anche ai genitali.
Come distinguere la scabbia propria dell’uomo dalla c.d. Pseudoscabbia di origine animale o dalla c.d. Falsa scabbia di origine ambientale?
Non è semplice distinguere le diverse forme di scabbia. Certamente la scabbia umana tipica è caratterizzata dalla presenza dei cunicoli scavati da Sarcoptes scabiei. Nella Pseudoscabbia di origine animale e nella Falsa scabbia di origine ambientale non ci sono cunicoli. La difficoltà diagnostica si correla, però, al fatto che quasi sempre i cunicoli non ci sono neanche nella scabbia umana, spesso distrutti dal grattamento continuo. E’ pertanto necessario ricorrere all’E.D.P.A. (Esame Diretto delle Polveri Ambientali) un esame ambientale attraverso il quale è possibile distinguere immediatamente se trattasi della scabbia propria dell’uomo della Pseudoscabbia di origine animale o di Falsa scabbia di origine ambientale. Nessuna altra metodologia diagnostica rende possibile tale distinzione (www.edpa.it).
Cosa fare una volta diagnosticata la scabbia, sia essa di origine umana, animale o ambientale?
Se la scabbia è di origine umana (Scabbia banale, Scabbia norvegese) bisogna seguire le indicazioni terapeutiche del dermatologo. In genere è la Permetrina il principio attivo di elezione. Se trattasi di Pseudoscabbia di origine animale è ovvio che debba essere trattato l’animale domestico con il quale si convive e quindi è necessario rivolgersi al veterinario. L’ivermectina è il principio attivo, in genere, più consigliato. Se trattasi di Falsa scabbia di origine ambientale, è necessario intervenire sull’ambiente nel quale si vive eliminando le muffe parietali di cui si nutrono questi acari e trattando l’ambiente con bombolette autoeroganti o fumiganti a base di piretroidi (Ciflutrin o Cifenotrina) oppure facendo intervenire un disinfestatore esperto.