Salve. Mi occupo di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro. In alcuni stabilimenti di produzione cemento ho riscontrato l’elevata presenza di colombi e di grandi quantità di guano all’interno del sito produttivo. Questa situazione è maggiormente grave nelle zone più in alto e meno frequentate dai lavoratori, ma anche nelle zone più frequentate il problema secondo me non è irrilevante, come conseguenza delle deiezioni dei colombi il cui guano spesso cade dai piani più alti fino a quelli più bassi. I lavoratori spesso si rifiutano di eseguire interventi di manutenzione sui macchinari che in molti casi sono completamente ricoperti di guano. Quali sono i rischi reali per queste persone? Quali potrebbero essere gli interventi? Quali tecniche e/o prodotti possono essere utilizzati nell’immediato (fin quando non si riuscirà a risolvere il problema alla radice) per la pulizia dei macchinari e delle zone limitrofe dove i lavoratori dovranno operare? ringrazio in anticipo.
Dott. Federico Renzetti, tecnico di igiene industriale.
1 risposta
Si.Renzetti buonasera,
Le evidenze epidemiologiche in letteratura evidenziano in ambito urbano un rischio infettivologico solo potenziale per la popolazione generale, in relazione al contatto diretto con i colombi o in relazione all’esposizione al guano o a polveri di derivazione dai colombi (es. Criptococcosi, Istoplasmosi, Psittacosi) . Sicuramente è da valutare con più attenzione il rischio per gruppi di popolazione sensibili e/o vulnerabili (in particolare persone con condizioni di immunodepressione) e il rischio biologico professionale. In quest’ ultimo caso i lavoratori che effettuano interventi ad esempio di ristrutturazione in edilizia, soprattutto presso immobili dismessi, possono venire a contatto con quantitativi non secondari di guano dei piccioni e quindi, o per contatto diretto o per inalazione, il problema dell’esposizione non deve essere sottovalutato. Stessa cosa nel caso citato di interventi di manutenzione su macchinari che possano essere ricoperti di guano. Rientrano in questi casi per il datore di lavoro gli obblighi previsti dal D.Lgs. 81/2008 relativi al rischio biologico, come esposizione potenziale del lavoratore (valutazione del rischio e dell’esposizione potenziale, informazione dei lavoratori che vengono identificati come esposti al rischio, utilizzo DPI ecc.). E ‘ importante che i lavoratori indossino DPI adeguati (es. tuta, guanti e maschere di protezione che, trattandosi di rischio biologico, a rigore dovrebbero essere del tipo FFP3 o quantomeno FFP2).
Cordiali saluti.
Massimo Gigli