di Claudio Venturelli
Ne è passata di acqua sotto ai ponti, da quando un curioso signore cominciò a domandarsi quale fosse il ciclo vitale delle zanzare, riuscendo a comprenderlo e a spiegarlo.
I libri riportano che la prima persona impegnata a descrivere il ciclo vitale della zanzara fu un certo Pietro Paolo da Sangallo Fiorentino che descrisse nel 1679 un semplice esperimento con il quale aveva compreso che “le zanzare non nascono nella putredine ma nascono dalle uova delle loro madri, e che queste uova sono minutissime, e di figura di un seme di popone, e contenute dentro la cavità di un certo invoglio, che rassomiglia una navicelletta. Non son partorite, o gettate sopra la terra, o sopra le fronde degli alberi all’asciutto, ma bensì nell’acque stagnanti, e da quest’uova nascono altrettanti vermi, i quali dopo aver nuotato per alcuni giorni, e dopo esser cresciuti in quell’acque si mutano di figura, e dopo alcuni giorni squarciandosi la loro pelle ne scappano fuora le Zanzare, le quali tutto il tempo del loro vivere conservano quella stessa grandezza, che sortirono nel nascere”. Insomma, aveva capito tutto.
Dall’antichità ai giorni nostri molti misteri sulla vita segreta delle zanzare sono stati svelati da studiosi ricchi di fantasia e di spirito di osservazione e disposti a mettere a frutto queste doti in ambienti a volte molto rischiosi. Grazie a questi studi molte malattie sono state identificate e poi debellate, ma quella che ancora fa tremare il Mondo provocando la morte di oltre 500 mila persone ogni anno, la Malaria, continua a vincere molte, troppe battaglie. È vero che negli ultimi anni il numero di morti dovuti al Plasmodio della malaria si è dimezzato, ma è anche vero che ancora un bambino ogni 60 secondi muore per la”semplice” puntura di una zanzara del genere Anopheles. Altre zanzare e altre malattie hanno minacciato l’umanità e continuano a farlo. La febbre gialla, la dengue, la chikungunya, l’encefalite giapponese e tante altre continuano a minacciare le popolazioni dei continenti Asiatico, Africano e il Sudamerica dove qualche anno fa ha fatto parlare di sé anche lo Zika virus.
Il 2018 sarà certamente ricordato, oltre che per il caldo “africano”, anche come un anno particolarmente problematico anche per l’Europa dove la zanzara Culex si è resa responsabile di numerosi casi di West Nile. Da giugno a novembre solo in Italia sono stati segnalati 577 casi umani confermati di infezione da West Nile Virus (WNV) e le regioni coinvolte in questa circolazione virale sono state Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Molise (1 caso importato dalla Grecia). Purtroppo il 2018 verrà ricordato anche per i 42 decessi causati dalla forma neuro invasiva di questa malattia.
Osservando i dati che provengono dall’ECDC (che in alcuni casi riportano numeri diversi da quelli dei singoli Paesi per un questione di aggiornamenti che devono ancora essere fatti) e che fanno riferimento a quanto accaduto nell’Unione Europea si può osservare che il fenomeno della West Nile non è stato solo un problema italiano. Da giugno all’8 novembre 2018 nell’intera Europa sono stati segnalati 1.489 casi umani di infezione da WNV, 569 in Italia, 309 in Grecia, 276 in Romania, 214 in Ungheria, 53 in Croazia, 24 in Francia, 20 in Austria, 15 in Bulgaria, 3 in Slovenia, 5 nella Repubblica Ceca e 1 a Cipro. Sono stati inoltre segnalati 534 casi umani nei paesi limitrofi (Fonte: ECDC 2018).
Per fronteggiare i problemi collegati alla presenza di arbovirosi (virus trasmessi dagli artropodi) sono stati attivati diversi gruppi di sorveglianza che si sono occupati degli aspetti entomologici e veterinari, oltre naturalmente a quelli di sanità umana. In Italia, la sorveglianza epidemiologica dei casi umani di malattia da virus West Nile (Wnv) è regolata dal “Piano nazionale integrato di sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu – 2018.
Piano nazionale integrato di sorveglianza e risposta ai virus West Nile e Usutu – 2018
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