di Francesco Fiorente
Ci mancherebbe altro: ben vengano le soluzioni di controllo agli infestanti ad impatto ambientale zero. Quelle soluzioni che non hanno alcun rischio per le persone e per l’ambiente. Ma, purtroppo, così non è.
Il Centro Studi Altovastese (associazione senza fini di lucro nata per la promozione territoriale e la tutela dell’ambiente) con sede nella provincia di Chieti, ha evidenziato in una recente nota la pericolosità dei trattamenti “tradizionali” di disinfestazione anti-zanzare.
Come non essere d’accordo su una chiamata alla responsabilità ed alla qualità dei trattamenti da svolgere?
Certamente, interventi effettuati con insetticidi non idonei e con modalità errate possono creare gravi conseguenze anche nel medio-lungo termine. E’, però, doveroso affermare che nel campo civile stiamo assistendo ad una maggiore presa di consapevolezza da parte delle Autorità sanitarie e dei professionisti della disinfestazione che sempre più spesso si impegnano ad eseguire trattamenti efficaci ma rispettosi delle persone e dell’ambiente.
Complice, sicuramente, la rivoluzione in corso dovuta al regolamento biocidi, che ha portato alla revoca di numerose autorizzazioni di prodotti insetticidi ed alla riduzione degli stessi disponibili sul mercato. Si è assistito, quindi, alla diminuzione dei formulati più pericolosi per l’uomo e per l’ambiente.
D’altro canto è necessario fare chiarezza sulla tipologia di strumenti a disposizione per il controllo di questi insetti.
Intanto, non sono più disponibili prodotti insetticidi adulticidi (ovvero che uccidono gli adulti delle zanzare) organo-fosforici registrati; attualmente la scelta dei formulati ricade su principi attivi piretroidi o di nuova generazione (etofenprox). Sempre più spesso interventi del genere vengono eseguiti al bisogno e non a calendario, a differenza dei fondamentali interventi larvicidi.
L’impiego dei larvicidi è uno dei rarissimi esempi di lotta biologica applicabile nel settore civile, anche se sono presenti comunque prodotti di sintesi molto efficaci. Ma oggi ad affiancare il Bacillus thuringiensis israelensis oggi abbiamo anche il ritorno del Bacillus sphaericus, in associazione tra loro, con ottimi risultati in campo.
Già in altre parti del mondo, inoltre, sono in via di applicazione nuovi metodi di controllo larvale ecologico ed con impatto pressoché nullo, mediante l’applicazione di sostanze atossiche che impediscono la respirazione delle larve; ne sentiremo parlare presto anche in Italia? Siamo fiduciosi…
Metodi di esclusione fisica che impediscano alle zanzare l’accesso all’acqua stagnante sono da valutare anche in funzione dei costi e di eventuali problematiche legate ad eventi climatici estremi. Sicuramente, la prevenzione, ovvero la rimozione di tutti i ristagni, laddove possibile, ed il trattamento con larvicidi dei ristagni inamovibili rappresentano le fondamenta di un efficace piano di controllo delle zanzare.
Di certo, è assodato che la presenza di predatori naturali di insetti nell’ambiente non contribuisce in maniera significativa alla riduzione delle zanzare, soprattutto della tanto temuta zanzara tigre. Sostanzialmente non è corretto pensare che i pipistrelli possano cibarsi di un numero così elevato di zanzare da pensare di ridurne la percezione ed il fastidio nonché i rischi per la salute.
Ad ogni modo, un plauso al Centro Studi Altovaltese per la sensibilità alle tematiche ambientali e per la spinta alla ricerca di soluzioni alternative. Ma senza dimenticare la prevenzione e l’educazione ambientale/sanitaria.
Fonte: http://www.zonalocale.it/2015/07/29/disinfestazione-si-utilizzino-metodi-biologici-e-atossici-/16597