ANCHE IN AUTUNNO CASI IMPORTATI DI INFEZIONI DA ARBOVIRUS

Pubblicato in data: 13 ottobre 2016

di Francesco Fiorente

Anche nei mesi di settembre e ottobre sono stati segnalati in Italia diversi casi non autoctoni (casi di importazione) di infezioni virali da agenti patogeni veicolati da zanzare.

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E’ quanto, per esempio, accaduto nella provincia di Monza-Brianza, dove a seguito della segnalazione della locale ATS sono state intraprese misure di controllo per i vettori (zanzara tigre). Successivamente la diagnosi avrebbe poi definito che si sarebbe trattato di un’infezione da Dengue e non da Zika a carico di una donna di Brugherio di rientro dalla Polinesia Francese.

Sempre a settembre, le segnalazioni di tre casi di Dengue d’importazione, uno a Firenze e l’altro a Bologna, poi di recente all’Aquila. Anche in questo caso, i soggetti erano ritornati da un viaggio in paesi tropicali dove la malattia è endemica.

Segnalato, invece, nella seconda decade di ottobre, un caso importato di Dengue anche ad Udine, dove sono state condotte anche le operazioni di disinfestazione per il controllo del vettore.

A riguardo del virus Zika, i Paesi dell’Unione Europea risultano essere esenti da casi autoctoni di infezioni (con riferimento agli ultimi 3 mesi), a differenza di numerosi Stati dell’America Centrale e Meridionale (per es. Messico, Brasile, Bolivia, Venezuela, ecc.) ed alcuni Paesi Asiatici (per es. Tailandia, Filippine, ecc.) nei quali è indicata una diffusa trasmissione del virus.
Fondamentali diventano le misure di prevenzione per chi dovesse viaggiare da o per i Paesi indicati.

Intanto, recenti studi ritengono improbabile il coinvolgimento della zanzara comune Culex pipiens nella diffusione del Zika V. I risultati di questi studi hanno importanti implicazioni sulle attività di sanità pubblica, permettendo di ottimizzare le misure di controllo dei vettori realmente coinvolti nella trasmissione dello stesso.

Fonti:
disinfestazione a Brugherio e Monza

febbre dengue in Italia

messaggero veneto

infezione da zika virus

eurosurveillance