La sciamatura delle api
di Davide Di Domenico
È stato proprio durante il periodo delle sciamature che ho avuto il primo approccio con le api, quando l’ ape regina abbandona il proprio alveare, seguita da un nutrito numero di api operaie, e si posiziona su di un ramo in attesa che le api esploratrici riconoscano un luogo idoneo alla fondazione della nuova colonia. Si tratta di una vera e propria “febbre sciamatoria” quella di questi giorni di primavera, che spesso si manifesta nelle prime ore del mattino di una bella giornata: l’improvvisa dipartita di un “gruppetto” di circa 10 – 20 mila api dall’arnia forma ai nostri occhi meravigliati una nube di api che si invola nel cielo. Difficilmente le api di uno sciame pungono, poiché sono talmente piene di miele (le scorte nutritive), da non riuscire nemmeno ad inarcare l’addome per fare fuoriuscire il pungiglione.
Di conseguenza, se vedete uno sciame d’api, soffermatevi un momento a contemplarne il ronzio, poiché esso è come un “mantra”in grado di appassionare chiunque si avvicini. Fate in modo che questa meraviglia della natura venga rispettata, segnalandone la presenza ad un apicoltore al fine di garantire la sua rimozione incruenta. L’apicoltore, può intervenire procedendo all’inarniamento: armato di aspira sciami, affumicatore, spazzola, e quant’altro possa essere di ausilio a tale operazione, l’abile operaio entrerà subito in sintonia con la regina e si noterà l’estrema docilità delle api che unite le une alle altre in una specie di glomere saranno facilmente manipolabili e recuperabili.
Una volta raccolto lo sciame e inserito dentro il portasciame con i fogli cerei, le api inizieranno subito a costruire i telaini messi a disposizione per dare origine alla nuova covata.