di Alessandro Maria Di Giulio
Inizia spesso così la richiesta di informazioni che i cittadini ogni tanto ci vengono a porre. Questa volta era una signora di una certa età, di nome Maria che dopo essersi presentata, con fare deciso e sbrigativo ha aperto una busta dove, all’interno, era contenuto un cartoncino giallo. Il cartoncino era spillato con sei graffette, tre per parte. Dentro, un altro cartoncino con due insetti di piccole dimensioni trattenuti sotto un nastro di scotch trasparente. “Che insetto è questo, è pericoloso?” domanda la signora, “A occhio nudo non so dirle, non l’ho visto mai, mi sembra un tarlo” rispondo io, “dove lo ha trovato?”. E’ infatti importante cercare di comprendere il comportamento dell’insetto per individuare l’ambito etologico e quindi consentire il riconoscimento della specie. La signora Maria dice che li ha trovati sul davanzale interno della finestra della camera da letto, “volevano uscire perché è primavera o volevano entrare perché la sera è un po’ freddino?” mi chiede curiosamente. “Credo proprio che volessero uscire” asserisco d’impronta ” secondo me per raggiungere questo stadio sono nati e cresciuti in casa, fuori ancora è freddo”. Beh fuori o dentro non mi interessa –continua con decisione- basta che mi dice che insetti sono e se sono pericolosi, sa, ho una figlia a casa e di problemi ne abbiamo già tanti!”. Gli insetti erano ridotti male, schiacciati e non riuscivo a venirne a capo. In questi casi mi rivolgo al professore Mario Principato, entomologo appassionato, una vita di studi e di ricerca. “Signora – con tono rassicurante- le farò sapere quanto prima, di che si tratta e cosa fare per controllarli ” . “Un’ultima cosa – per sicurezza- ha delle punture sul corpo?” e la signora Maria “no per adesso no, però l’estate scorsa è stato un calvario, anche la dermatite mi è venuta”.
Andare dal prof. Principato è come recarsi al santuario della conoscenza, è un’esperienza che molti dovrebbero fare, quasi come un rito di iniziazione alla comprensione del mondo degli artropodi, una delle basi della nostra stessa esistenza.
Il prof. è incredibilmente sempre presente in studio e non debbo mai chiamarlo prima. So che c’è. Suono il campanello e dopo poco…clang, si apre il cancello metallico e al portone si presenta con il suo solito sorriso che sta a dire “che insetto mi porta da riconoscere?”.
Lo studio. Pareti tappezzate da quadri di insetti sottovetro, scaffali con nidi fuori misura di calabroni e vespe, teche con blatte nubiane, armadi con reperti di aracnidi. E poi farfalle di tutti i tipi, anche dai colori metallici.
Con le pinzette apre l’involucro, ma per non rompere i due reperti incollati solleva leggermente il lembo dello scotch. Lo passa sotto al microscopio ed ecco la sentenza: “è un coleottero, l’Oligomerus ptilinoides, un anobiidae” e conferma la mia ipotesi “è un tarlo del legno”.
L’osservazione però non termina qui, perché lo studioso vuole osservarlo in tutte le sue sfaccettature e allora gira l’insetto e con meraviglia mi chiama al microscopio “Guardi dottor Di Giulio questo lei sicuramente non l’ha mai visto! Guardi bene cosa c’è sull’addome” . Mi approccio allo strumento ottico e vedo sull’insetto delle macchie circolari biancastre. Con esultanza il prof. spiega “Quelle sono delle femmine fisogastre di Pyemotes ventricosus”. Si, il famoso acaro dei tarli, proprio lui, quello di cui molto spesso si parla come se fosse un organismo alieno. Quando si viene punti, ma non si vedono insetti in casa si dice “Beh saranno gli acari dei tarli!”, chi mai potrebbe dire il contrario? Eppure erano li, trovati dalla signora Maria, che con precisione e dedizione li aveva ben incartati. Dovevo quindi comunicare l’esito: “Sono tarli signora, si tratta di Oligomerus ptilinoides . In casa deve avere qualche mobile tarlato”. “Devo fare un trattamento con uno spray? ” chiede la signora. “E’ meglio che chiami un falegname restauratore per verificare quali sono i mobili tarlati e farli trattare da lui” – asserisco io. Dare insetticidi spray infatti può essere efficace sui tarli ma difficilmente sugli acari dei tarli, considerata la loro piccolissima mole. Dobbiamo pensare inoltre che con la primavera i tarli escono dalle finestre e allora è proprio inutile dare insetticidi. “Signora – concludo– faccia trattare bene i mobili perché da adesso gli acari che rimangono nei fori dei mobili non hanno più i tarli da parassitare e allora possono pungere l’uomo e causare una dermatite, proprio forse come le è capitato la scorsa estate.”