Il Nerium oleander L. o Oleandro
oppure Mazza di S.Giuseppe o Rosolauro
(Fam. Apocynaceae)
di Aldo Ranfa
Vita da Oleandro
Morfologia
E’ un arbusto sempreverde con rami giovani lisci che si dipartono dalla base. Le foglie sono opposte, semplici, coriacee, glabre, lanceolate ed acute, nervature che si dipartono ad angolo retto, con picciolo breve. I fiori, ermafroditi, regolari, sono formati da calice e corolla di 5 pezzi saldati, i petali rossi, rosei o biancastri, 5 stami inseriti nel tubo della corolla. I fiori sono portati da infiorescenze a corimbo all’apice dei rami. L’ovario è supero con 2 carpelli che produce un frutto (follicolo) fusiforme, formato da 2 follicoli saldati, portante all’interno dei semi con un caratteristico pappo atto alla disseminazione anemocora. Fiorisce da maggio a luglio.
Ecologia e distribuzione
L’Oleandro è diffuso nell’area mediterranea da 0 a 300 m s.l.m. In Italia si adatta molto bene nella parte meridionale, nelle isole e nei luoghi comunque mitigati. E’ una specie legata soprattutto ai terreni calcarei, lungo i corsi d’acqua e sui greti dei torrenti. E’ legato strettamente ai climi secchi ed aridi e mal sopporto le gelate. E’ coltivato per ornamento nei giardini, da solo o in consociazione, ed è frequente l’uso nelle scarpate e nelle aiuole spartitraffico delle autostrade soprattutto nel centro-sud.
Curiosità
Il nome del genere deriva dal greco “neros=umido”per segnalare la preferenza spontanea lungo i corso d’acqua o in luoghi umidi in genere. Il termine specifico sembra derivare dal termine latino “arodándrum“, che a sua colta sia derivato dal greco “rhododéndron“=albero dai fiori rosa”, probabilmente per il fatto che i fiori possono ricordare nella forma e nel colore quelli di alcune specie del genere Rhododendron L. Nel periodo estivo, al momento della fioritura, lascia cadere una sostanza viscosa altamente imbrattante e fastidiosa. L’oleandro era noto ai Greci e ai Romani per la sua velenosità. Apuleio, nelle “Metamorfosi” trasformato in asino, cercava affannosamente le rose, unico rimedio per farlo tornare uomo; ingannato dalla somiglianza dei fiori, stava per addentare l’oleandro; da esperto botanico egli però riconobbe la pianta, i cui fiori erano un veleno per gli asini, e prontamente se ne allontanò
Bibliografia
- Bulgarelli G., Flamigni S., 2014 – Le piante tossiche e velenose. Hoepli Editore, Milano.
- Leporatti M.L., Posocco E., 1996 – Piante pericolose. Japadre Editore. L’Aquila
- Ranfa, A., 2014 – Piante amiche e nemiche dell’uomo. 2a Edizione. Ali&no Editrice, Città di Castello, Perugia.
- Stary F., Berger Z., 1987 – Piante velenose. Istituto Geografico De Agostini, Novara
- Woodward L., 1985 – Piante velenose. Priuli & Verlucca Editori.