Biologia e comportamento
Cure e rimedi
Prevenzione e controllo
Curiosità
Biologia e comportamento
di Stefania Mancini
Classificazione e origini
Il colombo urbano o di città (Columba Livia forma domestica) discende, come tutte le altre forme di colombo,dal colombo selvatico (Columba Livia) dal quale differisce nettamente per morfologia, caratteristiche genetiche e comportamentali.
Il colombo urbano o di città si rinviene usualmente negli agglomerati urbani, dove si riscontrano gruppi talvolta molto estesi; non ha un legame di continuità con la specie selvatica ha infatti origine da colombi domestici, selezionati e allevati dall’uomo a scopo ornamentale e alimentare, sfuggiti alla cattività o dai campi di tiro al volo. In alcune località il loro insediamento ha coinciso con l’usanza, particolarmente diffusa nel periodo tra le due guerre mondiali, di celebrare ricorrenze nazionali o patriottiche con cerimonie che si concludevano quasi sempre con il lancio festoso di colombi, i quali, invece di rientrare nelle colombaie di partenza, si insediavano nelle sedi di lancio. Le popolazioni domestiche, alle quali il colombo di città appartiene, differiscono dalle popolazioni selvatiche, oltre che per origini, anche per morfologia, abitudini di vita e caratteristiche riproduttive.
Da un punto di vista morfologico le differenze maggiori riguardano i caratteri del mantello che è bigio barrato con forte omogeneità (tutti i soggetti hanno lo stesso mantello) nelle popolazioni selvatiche; le popolazioni urbane presentano invece livree con infinita possibilità di combinazionidi colori (bigio, rosso, nero, bianco) e di disegni (barrato, trigano, uniforme, zarzano) vista la loro origine composita e variabile.
Per quanto riguarda la riproduzione, la periodicità riproduttiva del colombo selvatico è circannuale con picchi in primavera-estate, mentre nel colombo di città la stagione riproduttiva è estesa a tutto l’anno con picchi di deposizione tra marzo e giugno e una forte ripresa nella tarda estate. Una porzione della popolazione di colombi di città ha piccoli praticamente tutto l’anno.
Descrizione specie, dove vivono
I colombi di città derivano dai colombi domestici sfuggiti ad allevamenti che hanno trovato in ambiente urbano le condizioni favorevoli ad una proficua colonizzazione dello stesso, e cioè:
idonei spazi di nidificazione nelle costruzioni dell’uomo
fonti di cibo sempre disponibili come conseguenza delle attività e della presenza dell’uomo (rifiuti, ecc.) estrinsecata talvolta anche in forme di distribuzione diretta del cibo
temperatura mediamente più alta , come conseguenza sia del maggior riverbero delle costruzioni rispetto al suolo libero che degli impianti di riscaldamento nella stagione invernale.
La risposta adattativa del colombo di città a questo ambiente particolarmente favorevole è quella di incrementare il numero di covate e di allungare il periodo riproduttivo e quindi di aumentare la capacità riproduttiva già elevata vista la derivazione dei colombi di città dai colombi domestici selezionati dall’uomo per l’alta produttività.
Negli agglomerati urbani l’attività riproduttiva è favorita anche dalla illuminazione pubblica che rende più flessibili le risposte comportamentali legate al fotoperiodo, riproduzione compresa.
Nella prima metà del secolo scorso i fattori che limitavano il numero di colombi in ambiente urbano erano:
la presenza pur modesta di predatori (falchetti, cornacchie, ecc)
la ridotta disponibilità di alimenti facilmente accessibili
la caccia spietata per fini alimentari che con i sistemi più diversi gli strati più poveri della popolazione umana davano ai volatili.
Questi fattori sono oggi scomparsi o fortemente diminuiti, mentre è notevolmente aumentata la disponibilità di cibo e di siti di nidificazione a causa dell’abbandono dei piani alti di servizio, sottotetti, solai.
Nelle città si sono così verificate vere e proprie esplosioni demografiche di colombi che dai centri storici tendono via via a colonizzare aree sempre più periferiche, con numeri complessivi di soggetti spesso intollerabili sotto il profilo igienico-sanitario e della conservazione del patrimonio architettonico-artistico.
Cure e rimedi
di Massimo Gigli
Se hai problemi con imenotteri pungitori
Tossicità degli imenotteri (api, calabroni, vespe)
Gli imenotteri di maggiore interesse medico sono quelli delle famiglie degli apidi (ape e bombo in particolare) e dei vespidi (polistes, vespula e vespa crabro in particolare) perché:
piuttosto numerosi a livello nazionale;
capaci di pungere l’uomo e iniettare il proprio veleno.
Il veleno dei vespidi e degli apidi è principalmente rappresentato da enzimi a base proteica che possono danneggiare i tessuti umani e provocare reazioni allergiche, anche molto severe.
Si riconoscono due tipi di danni legati al veleno degli imenotteri:
danni tossici e irritanti correlati direttamente alla capacità lesiva degli enzimi e di altre sostanze irritanti contenute nel veleno; sono quelli che più frequentemente la maggior parte della popolazione prova durante la propria vita dopo una puntura da parte di un imenottero e possono essere limitati al sito di inoculo e determinare dolore intenso, eritema ed edema nei 2-5 centimetri circostanti la puntura. La Vespa Crabro, inoculando un quantitavo di veleno maggiore, è responsabile generalmente delle reazioni più dolorose. Nel caso di una reazione tossica localizzata, il trattamento è limitato alla accurata disinfezione al sito di inoculo e all’applicazione di ghiaccio, molto raramente è richiesto l’intervento medico. Questo tipo di danni può rappresentare un problema serio quando la quantità di veleno iniettato è abbondante, ad esempio in seguito a decine di punture. Questa situazione può portare ad una reazione tossica talmente grave da essere non distinguibile da reazioni allergiche severe e richiede sempre l’intervento dei sanitari dei servizi di emergenza (118). Se la zona di inoculo non è sottoposta ad una attenta disinfezione, la cute e il sottocutaneo possono andare incontro ad infezione della zona di inoculo; questa possibile complicazione richiede spesso l’uso di terapia antibiotica topica e sistemica.
danni correlati ad una allergia al veleno di imenotteri. Una quota minoritaria della popolazione può risultare allergica al veleno di imenotteri (apidi, vespidi o entrambi) e quindi produrre delle IgE, le immunoglobuline specifiche dell’allergia, verso tale veleno.
Questo può innescare una reazione allergica, anche dopo una singola puntura, che può manifestarsi in due modi:
attraverso la produzione di una reazione locale estesa, caratterizzata da eritema ed edema nel sito di inculo di dimensioni inusuali, generalmente superiore ai 10 centimetri, non associato a sintomatologia sistemica, cioè sintomi distanti dal punto di inoculo;
attraverso la produzione di una reazione generalizzata, caratterizzata dalla comparsa di sintomi distanti dal sito di inoculo. Questi sintomi possono essere solo cutanei con prurito diffuso a tutto il corpo o comunque a distanza dal punto di inoculo, eritema ed edema diffusi, ma anche sistemici con dolori addominali crampiformi, rinite, congiuntivite, asma, difficoltà respiratorie e disfonia (che suggeriscono la presenza di un edema della glottide), fino alla comparsa di shock anafilattico caratterizzato da sensazione di venire meno e improvviso calo della pressione arteriosa. Lo shock anafilattico e l’edema della glottide sono reazioni potenzialmente mortali, che richiedono un intervento immediato. Questo tipo di reazione si realizza generalmente entro pochi/e minuti/ore dal momento della puntura, ma sono descritte delle reazioni allergiche tardive anche a distanza di giorni dal momento della puntura.
Prevenzione e controllo
di Stefania Mancini
Come prevenire o gestire le infestazioni
Le attività di controllo delle zecche devono tener conto di una buona conoscenza degli habitat, dei periodi di attività, degli ospiti principali e della durata del ciclo di sviluppo dei singoli generi. Il controllo di questi artropodi può essere effettuato direttamente sugli animali infestati o sull’ambiente o meglio, ove possibile, su entrambi. Il ricorso agli insetticidi è consigliabile per il trattamento del bestiame pesantemente infestato, attraverso il passaggio periodico in apposite vasche di soluzione insetticida oppure mediante docce o polverizzatori. Invece shampoo, lozioni e collari repellenti/insetticidi contro le zecche sono indicati per gli animali d’affezione. L’uso di insetticidi ad azione residua è consigliato per ambienti confinati (pollai, stalle, ricoveri animali, ecc.). Nei grandi spazi aperti, dove comunque è raro che insorgano forti infestazioni, il ricorso agli insetticidi non è pensabile, mentre si dimostra efficace il la rotazione dei pascoli per mantenere bassa l’altezza dell’erba. Nei centri abitati, invece, dove le infestazioni di spazi aperti possono interessare ristrette aree verdi (aiuole spartitraffico, giardini pubblici, ecc.) è possibile contrastare la presenza di zecche con la falciatura dell’erba.
Come prevenire le punture
Per la protezione della persona, è importante indossare pantaloni lunghi, possibilmente chiari, e scarponi adeguati; inoltre, considerare che le zecche restano in attesa del passaggio di un’ospite soprattutto nell’erba alta, può aiutare a fare particolare attenzione in tale condizione.
I cani dovrebbero essere sempre trattati con prodotti repellente contro pulci e zecche così da ridurre la possibilità di attacchi.
Per la protezione umana, ad oggi sono disponibili repellenti che vanno sempre utilizzati leggendo scrupolosamente le istruzioni di uso e applicazione.
Cosa fare in caso di puntura
Si consiglia di afferrare la zecca infissa nella pelle con una pinzetta a punte piatte e di ruotarla tirando leggermente ma con decisione fino ad estrarla. Non serve ungere la zecca con oli, né tantomeno cercare di ustionarla: queste pratiche indurrebbero l’animale a contrarsi serrando ancora di più la sua posizione ma soprattutto potrebbero provocare un maggiore rigurgito di sangue e saliva nell’ospite.
Data la possibilità che le zecche veicolino patogeni, è consigliabile comunque rivolgersi a un medico, soprattutto nel caso in cui ci accorga della presenza del parassita alcuni giorni dopo la data a cui si può far risalire l’attacco.
Le zecche dentro e fuori casa
Le zecche, come gli acari, appartengono al phylum degli Artropodi, subphylum Chelicerati classe Aracnida, ordine Acarina. Si tratta di parassiti ematofagi cioè di animali che necessitano di succhiare sangue per vivere e riprodursi.
Grandi da qualche mm a più di 1 cm, a seconda di specie, sesso, età e se digiune o replete, le zecche presenti in Italia sono riunite sotto 2 famiglie: Ixodidae o “zecche dure” (come la zecca dei boschi e la zecca del cane) ed Argasidae o “zecche molli” (come la zecca del piccione). Le specie appartenenti alla prima famiglia si distinguono da quelle della seconda per la presenza, di uno scudo dorsale chitinoso in tutti gli stadi di sviluppo.
Nelle zecche dure il maschio ha lo scudo chitinoso che copre tutto il dorso, mentre nella femmina lo scudo è presente solo anteriormente. La parte posteriore del corpo della femmina è costituita da tessuto elastico che le permette di ingerire quantità di sangue di gran lunga superiori al proprio peso corporeo. In Italia sono presenti una trentina di specie raggruppate in 5 generi (o 6 secondo gli schemi di classificazione).
Le zecche molli invece non presentano in nessuno stadio di sviluppo lo scudo dorsale chitinoso. Altri caratteri differenziali sono. In Italia sono presenti 2 generi con 7 specie.
E’ evidente quindi che in generale le zecche devono nutrirsi di sangue a prescindere dall’età e dal sesso; possono rimane attaccate all’ospite sul quale si nutrono anche per giorni.
Si tratta di animali presenta all’esterno, dove aspettano il passaggio di un animale sul quale aggrapparsi e nutrirsi.
Le zecche sono vettori di malattie dell’uomo e degli animali. Fra le malattie del bestiame provocate da zecche va menzionata la piroplasmosi, causata da organismi patogeni del genere Babesia. Per quanto riguarda la salute umana, in Italia è sempre più diffusa la febbre bottonosa una rickettsiosi il cui agente responsabile è Rickettsia conori; vettore di questa malattia è la zecca del cane Rhipicephalus sanguineus. La specie Ixodes ricinus, la zecca di boschi, trasmette l’encefalite da zecche, la febbre Q, la tularemia e la malattia di Lyme. La malattia di Lyme, di cui agente responsabile è Borrelia burgdorferi colpisce non solo l’uomo ma anche i mammiferi domestici.
Cosa Fare
In generale ci si può imbattere nelle zecche nei periodi dell’anno in cui le temperature risultano più calde o miti. Di solito, camminando in campagna, nelle radure tra bosco e radura o in ambiente boschivo, può capitare di imbattersi in qualche esemplare che, rimasto attaccato agli indumenti, può poi farsi strada per trovare il punto migliore per pungere la persona.
Nella stessa situazione camminando con il cane al seguito questo può essere attaccato da zecche che facilmente possono agganciarsi al pelo.
Per la protezione della persona, è importante indossare pantaloni lunghi, possibilmente chiari, e scarponi adeguati; inoltre, considerare che le zecche restano in attesa del passaggio di un’ospite soprattutto nell’erba alta, può aiutare a fare particolare attenzione in tale condizione.
I cani dovrebbero essere sempre trattati con prodotti repellente contro pulci e zecche così da ridurre la possibilità di attacchi.
Alla fine di una escursione è estremamente importante l’ispezione degli indumenti e del corpo facendo particolare attenzione alle gambe e all’attaccatura dei capelli soprattutto nella regione della nuca.
Allo stesso modo l’ispezione del cane risulta fondamentale, facendo particolare attenzione a capo, orecchie tra le dita delle zampe.
In generale la profilassi andrebbe sempre effettuata su cani e gatti che vivono in casa e soprattutto in abitazioni con giardino e sfoghi esterni.
Per la protezione umana, ad oggi sono disponibili repellenti che vanno sempre utilizzati leggendo scrupolosamente le istruzioni di uso e applicazione.
Punture
La puntura della zecca di solito non si avverte. Spesso ci si accorge della presenza del parassita a che dopo alcuni giorni dall’attacco perché se ne percepisce la presenza al tatto passando la mano in zone del corpo non visibili come nuca, cute, schiena e lato posteriore delle gambe.
Cosa Fare
Poiché la zecca si fissa all’epidermide dell’ospite con una sostanza adesiva che indurisce, detta “cemento”, la sua rimozione non è facile. Inoltre il rischio di tirare via malamente la zecca potrebbe provocarne la rottura facendo rimanere il rostro nella pelle con rischio di infezione. Per tali motivi si consiglia di afferrare la zecca infissa nella pelle con una pinzetta a punte piatte e di ruotarla tirando leggermente ma con decisione fino ad estrarla.
Data la possibilità che le zecche veicolino patogeni, è consigliabile comunque rivolgersi a un medico, soprattutto quando ci accorge della presenza del parassita alcuni giorni dopo la data a cui si può far risalire l’attacco.
Cure e rimedi
di Massimo Gigli
Se hai problemi con imenotteri pungitori
Tossicità degli imenotteri (api, calabroni, vespe)
Gli imenotteri di maggiore interesse medico sono quelli delle famiglie degli apidi (ape e bombo in particolare) e dei vespidi (polistes, vespula e vespa crabro in particolare) perché:
piuttosto numerosi a livello nazionale;
capaci di pungere l’uomo e iniettare il proprio veleno.
Il veleno dei vespidi e degli apidi è principalmente rappresentato da enzimi a base proteica che possono danneggiare i tessuti umani e provocare reazioni allergiche, anche molto severe.
Si riconoscono due tipi di danni legati al veleno degli imenotteri:
danni tossici e irritanti correlati direttamente alla capacità lesiva degli enzimi e di altre sostanze irritanti contenute nel veleno; sono quelli che più frequentemente la maggior parte della popolazione prova durante la propria vita dopo una puntura da parte di un imenottero e possono essere limitati al sito di inoculo e determinare dolore intenso, eritema ed edema nei 2-5 centimetri circostanti la puntura. La Vespa Crabro, inoculando un quantitavo di veleno maggiore, è responsabile generalmente delle reazioni più dolorose. Nel caso di una reazione tossica localizzata, il trattamento è limitato alla accurata disinfezione al sito di inoculo e all’applicazione di ghiaccio, molto raramente è richiesto l’intervento medico. Questo tipo di danni può rappresentare un problema serio quando la quantità di veleno iniettato è abbondante, ad esempio in seguito a decine di punture. Questa situazione può portare ad una reazione tossica talmente grave da essere non distinguibile da reazioni allergiche severe e richiede sempre l’intervento dei sanitari dei servizi di emergenza (118). Se la zona di inoculo non è sottoposta ad una attenta disinfezione, la cute e il sottocutaneo possono andare incontro ad infezione della zona di inoculo; questa possibile complicazione richiede spesso l’uso di terapia antibiotica topica e sistemica.
danni correlati ad una allergia al veleno di imenotteri. Una quota minoritaria della popolazione può risultare allergica al veleno di imenotteri (apidi, vespidi o entrambi) e quindi produrre delle IgE, le immunoglobuline specifiche dell’allergia, verso tale veleno.
Questo può innescare una reazione allergica, anche dopo una singola puntura, che può manifestarsi in due modi:
attraverso la produzione di una reazione locale estesa, caratterizzata da eritema ed edema nel sito di inculo di dimensioni inusuali, generalmente superiore ai 10 centimetri, non associato a sintomatologia sistemica, cioè sintomi distanti dal punto di inoculo;
attraverso la produzione di una reazione generalizzata, caratterizzata dalla comparsa di sintomi distanti dal sito di inoculo. Questi sintomi possono essere solo cutanei con prurito diffuso a tutto il corpo o comunque a distanza dal punto di inoculo, eritema ed edema diffusi, ma anche sistemici con dolori addominali crampiformi, rinite, congiuntivite, asma, difficoltà respiratorie e disfonia (che suggeriscono la presenza di un edema della glottide), fino alla comparsa di shock anafilattico caratterizzato da sensazione di venire meno e improvviso calo della pressione arteriosa. Lo shock anafilattico e l’edema della glottide sono reazioni potenzialmente mortali, che richiedono un intervento immediato. Questo tipo di reazione si realizza generalmente entro pochi/e minuti/ore dal momento della puntura, ma sono descritte delle reazioni allergiche tardive anche a distanza di giorni dal momento della puntura.
Prevenzione e controllo
di Stefania Mancini
Come prevenire o gestire le infestazioni
Le attività di controllo delle zecche devono tener conto di una buona conoscenza degli habitat, dei periodi di attività, degli ospiti principali e della durata del ciclo di sviluppo dei singoli generi. Il controllo di questi artropodi può essere effettuato direttamente sugli animali infestati o sull’ambiente o meglio, ove possibile, su entrambi. Il ricorso agli insetticidi è consigliabile per il trattamento del bestiame pesantemente infestato, attraverso il passaggio periodico in apposite vasche di soluzione insetticida oppure mediante docce o polverizzatori. Invece shampoo, lozioni e collari repellenti/insetticidi contro le zecche sono indicati per gli animali d’affezione. L’uso di insetticidi ad azione residua è consigliato per ambienti confinati (pollai, stalle, ricoveri animali, ecc.). Nei grandi spazi aperti, dove comunque è raro che insorgano forti infestazioni, il ricorso agli insetticidi non è pensabile, mentre si dimostra efficace il la rotazione dei pascoli per mantenere bassa l’altezza dell’erba. Nei centri abitati, invece, dove le infestazioni di spazi aperti possono interessare ristrette aree verdi (aiuole spartitraffico, giardini pubblici, ecc.) è possibile contrastare la presenza di zecche con la falciatura dell’erba.
Come prevenire le punture
Per la protezione della persona, è importante indossare pantaloni lunghi, possibilmente chiari, e scarponi adeguati; inoltre, considerare che le zecche restano in attesa del passaggio di un’ospite soprattutto nell’erba alta, può aiutare a fare particolare attenzione in tale condizione.
I cani dovrebbero essere sempre trattati con prodotti repellente contro pulci e zecche così da ridurre la possibilità di attacchi.
Per la protezione umana, ad oggi sono disponibili repellenti che vanno sempre utilizzati leggendo scrupolosamente le istruzioni di uso e applicazione.
Cosa fare in caso di puntura
Si consiglia di afferrare la zecca infissa nella pelle con una pinzetta a punte piatte e di ruotarla tirando leggermente ma con decisione fino ad estrarla. Non serve ungere la zecca con oli, né tantomeno cercare di ustionarla: queste pratiche indurrebbero l’animale a contrarsi serrando ancora di più la sua posizione ma soprattutto potrebbero provocare un maggiore rigurgito di sangue e saliva nell’ospite.
Data la possibilità che le zecche veicolino patogeni, è consigliabile comunque rivolgersi a un medico, soprattutto nel caso in cui ci accorga della presenza del parassita alcuni giorni dopo la data a cui si può far risalire l’attacco.
Le zecche dentro e fuori casa
Le zecche, come gli acari, appartengono al phylum degli Artropodi, subphylum Chelicerati classe Aracnida, ordine Acarina. Si tratta di parassiti ematofagi cioè di animali che necessitano di succhiare sangue per vivere e riprodursi.
Grandi da qualche mm a più di 1 cm, a seconda di specie, sesso, età e se digiune o replete, le zecche presenti in Italia sono riunite sotto 2 famiglie: Ixodidae o “zecche dure” (come la zecca dei boschi e la zecca del cane) ed Argasidae o “zecche molli” (come la zecca del piccione). Le specie appartenenti alla prima famiglia si distinguono da quelle della seconda per la presenza, di uno scudo dorsale chitinoso in tutti gli stadi di sviluppo.
Nelle zecche dure il maschio ha lo scudo chitinoso che copre tutto il dorso, mentre nella femmina lo scudo è presente solo anteriormente. La parte posteriore del corpo della femmina è costituita da tessuto elastico che le permette di ingerire quantità di sangue di gran lunga superiori al proprio peso corporeo. In Italia sono presenti una trentina di specie raggruppate in 5 generi (o 6 secondo gli schemi di classificazione).
Le zecche molli invece non presentano in nessuno stadio di sviluppo lo scudo dorsale chitinoso. Altri caratteri differenziali sono. In Italia sono presenti 2 generi con 7 specie.
E’ evidente quindi che in generale le zecche devono nutrirsi di sangue a prescindere dall’età e dal sesso; possono rimane attaccate all’ospite sul quale si nutrono anche per giorni.
Si tratta di animali presenta all’esterno, dove aspettano il passaggio di un animale sul quale aggrapparsi e nutrirsi.
Le zecche sono vettori di malattie dell’uomo e degli animali. Fra le malattie del bestiame provocate da zecche va menzionata la piroplasmosi, causata da organismi patogeni del genere Babesia. Per quanto riguarda la salute umana, in Italia è sempre più diffusa la febbre bottonosa una rickettsiosi il cui agente responsabile è Rickettsia conori; vettore di questa malattia è la zecca del cane Rhipicephalus sanguineus. La specie Ixodes ricinus, la zecca di boschi, trasmette l’encefalite da zecche, la febbre Q, la tularemia e la malattia di Lyme. La malattia di Lyme, di cui agente responsabile è Borrelia burgdorferi colpisce non solo l’uomo ma anche i mammiferi domestici.
Cosa Fare
In generale ci si può imbattere nelle zecche nei periodi dell’anno in cui le temperature risultano più calde o miti. Di solito, camminando in campagna, nelle radure tra bosco e radura o in ambiente boschivo, può capitare di imbattersi in qualche esemplare che, rimasto attaccato agli indumenti, può poi farsi strada per trovare il punto migliore per pungere la persona.
Nella stessa situazione camminando con il cane al seguito questo può essere attaccato da zecche che facilmente possono agganciarsi al pelo.
Per la protezione della persona, è importante indossare pantaloni lunghi, possibilmente chiari, e scarponi adeguati; inoltre, considerare che le zecche restano in attesa del passaggio di un’ospite soprattutto nell’erba alta, può aiutare a fare particolare attenzione in tale condizione.
I cani dovrebbero essere sempre trattati con prodotti repellente contro pulci e zecche così da ridurre la possibilità di attacchi.
Alla fine di una escursione è estremamente importante l’ispezione degli indumenti e del corpo facendo particolare attenzione alle gambe e all’attaccatura dei capelli soprattutto nella regione della nuca.
Allo stesso modo l’ispezione del cane risulta fondamentale, facendo particolare attenzione a capo, orecchie tra le dita delle zampe.
In generale la profilassi andrebbe sempre effettuata su cani e gatti che vivono in casa e soprattutto in abitazioni con giardino e sfoghi esterni.
Per la protezione umana, ad oggi sono disponibili repellenti che vanno sempre utilizzati leggendo scrupolosamente le istruzioni di uso e applicazione.
Punture
La puntura della zecca di solito non si avverte. Spesso ci si accorge della presenza del parassita a che dopo alcuni giorni dall’attacco perché se ne percepisce la presenza al tatto passando la mano in zone del corpo non visibili come nuca, cute, schiena e lato posteriore delle gambe.
Cosa Fare
Poiché la zecca si fissa all’epidermide dell’ospite con una sostanza adesiva che indurisce, detta “cemento”, la sua rimozione non è facile. Inoltre il rischio di tirare via malamente la zecca potrebbe provocarne la rottura facendo rimanere il rostro nella pelle con rischio di infezione. Per tali motivi si consiglia di afferrare la zecca infissa nella pelle con una pinzetta a punte piatte e di ruotarla tirando leggermente ma con decisione fino ad estrarla.
Data la possibilità che le zecche veicolino patogeni, è consigliabile comunque rivolgersi a un medico, soprattutto quando ci accorge della presenza del parassita alcuni giorni dopo la data a cui si può far risalire l’attacco.