di Alessandro Maria Di Giulio
Il tema della pandemia di SARS-Co-V-2 ha ancora una volta puntato l’indice su quante siano le connessioni con i danni che sta portando il riscaldamento climatico, la deforestazione, la distruzione degli ambienti naturali e la globalizzazione economica e produttiva.
Come viene riferito nel documento del WWF “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi”, a cura di Isabella Pratesi, “Molte delle cosiddette malattie emergenti – come Ebola, AIDS, SARS, influenza aviaria, influenza suina e oggi il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2 definito in precedenza come COVID-19) non sono eventi catastrofi casuali, ma la conseguenza del nostro impatto sugli ecosistemi naturali. L’uomo con le proprie attività ha alterato in maniera significativa i tre quarti delle terre emerse e i due terzi degli oceani, modificando a tal punto il Pianeta da determinare la nascita di una nuova epoca denominata “Antropocene”.
Molte pandemie degli ultimi decenni hanno origine nei mercati di metropoli asiatiche o africane dove si riscontra il commercio illegale o incontrollato di animali selvatici vivi, di scimmie, di pipistrelli, di carne di serpente, scaglie di pangolini, e tanti altri rettili, mammiferi e uccelli. Si creano in questo modo pericolose opportunità per il contatto tra l’uomo e le malattie di questi organismi, offrendo il fianco allo sviluppo di vecchie e nuove zoonosi, ovvero di malattie infettive che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo.”
Nel documento “Cambiamento climatico e pandemia, i demondificatori – Per prevenire le catastrofi globali, non basta l’individuazione di rapporti causali, ma la sistematizzazione complessa della realtà “ di Flavio Natale pubblicato nel Progetto FUTURA network.eu nato su iniziativa dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) si riferisce che “Crisi climatica, deforestazione, inquinamento: questi i semi delle catastrofi globali. Per prevenire gli effetti più disastrosi, non basta l’individuazione di rapporti causali, ma la sistematizzazione complessa della realtà”. Nel documento si cita che “In un articolo di Rob Wijnberg pubblicato recentemente sul The Correspondent il giornalista individua quattro analogie tra pandemia ed emergenza climatica. La prima consiste nella loro comune “invisibilità” e nell’avere, entrambe, un periodo di incubazione relativamente celato (settimane in un caso, decenni nell’altro). Secondo, sono entrambe due “malattie” globali, a cui nessuno può sfuggire, e che si propagano in maniera esponenziale, anche se con conseguenze diverse a seconda dei Paesi e delle popolazioni che incontrano. Infatti (terzo punto) cambiamento climatico e pandemia influiscono sulle persone e le categorie deboli con grande violenza, diventando dei propagatori di fragilità sistemiche. Infine, in entrambi i casi la “medicina” per debellare queste malattie è un cambio di rotta globale. Questo farebbe dell’emergenza climatica, secondo Wijnberg, una “pandemia al rallentatore”.
Nell’interessante articolo di Jeff Goodell apparso in www.rollistones.it dal titolo “Benvenuti nell’era delle pandemie – Il Covid è solo l’inizio: il mondo si sta scaldando sempre di più, e più si scalda più aumenta il rischio che compaiano nuove malattie trasmesse da zecche, zanzare e pipistrelli” si cita tra l’altro che “Secondo l’OMS, prima del 1970 solo 9 Paesi al mondo avevano gravi epidemie di dengue. Da allora quel numero è aumentato di 30 volte, rendendola endemica – ovvero, sempre presente nella popolazione locale di zanzare – in 128 Paesi. Sempre l’OMS ha registrato 4,2 milioni di casi di dengue nel 2019″.
futuranetwork.eu/il-tema-della-settimana/cambiamento-climatico-e-pandemia
asvis.it/cambiamento-climatico-e-pandemia
www.rollingstone.com/climate-change-risks-infectious-diseases
www.rollingstone.it/cultura/benvenuti-nellera-delle-pandemie